Amiche carissime,
oggi sono davvero felice
di parlarvi di “Ho bisogno di te”, romanzo d’esordio di Daniela Sacerdoti,
edito da Newton Compton Editori. Daniela è una giovane scrittrice italiana, di
origini napoletane, trasferitasi a Glasgow per amore e, per passione, divenuta
insegnante e poi scrittrice. Per ultimo lascio un dettaglio, ovvero che è anche
pronipote del celebre Carlo Levi, sperando che questo dato niente tolga e
niente aggiunga al fatto che “Ho bisogno di te” sia assolutamente
straordinario.
Le prime pagine sono state una doccia fredda. Dolore. Dolore
ovunque. Quello vero. Quello che ti consuma i giorni e le notti; che toglie il
respiro, la speranza, il futuro; che ti inchioda al muro, senza replica e senza
sosta. E' il dolore di Elidih. E' lei a descriverci il suo calvario, i dieci
anni trascorsi nel desiderio di avere un bambino dal marito Tom, i cinque
tentativi di fecondazione in vitro, gli ormoni a dosi massicce che devastano
più l'animo che il corpo. Poi la sua luce. Poi il suo buio. Poi solo il suo
dolore. A trentacinque anni Elidih è una donna inutile. E' l'ombra di se
stessa. E' ciò che resta di un aborto spontaneo alla decima settimana. Si
incolpa e si punisce. Tre mesi dopo finalmente si alza e guarda le sue macerie:
il matrimonio fallito molto prima della ricerca di un figlio, il tradimento di
suo marito, le umiliazioni della famiglia, i resti della donna che era e che
ora vede dissolversi. Disperata si aggrappa ad un'ultima speranza e torna a
casa, ovvero a Glen Avich, in Scozia, luogo di un'infanzia serena tra affetti
certi e rassicuranti. Per non scomparire. Per non cessare di esistere. A Glen
Avich vive anche Jamie, amico di giochi infantili, oggi uomo, fabbro e papà.
Anche lui ha il suo dolore. Maisie, la sua bambina, è l'unica ragione di vita.
E' colei che lo salva ogni giorno dal tormento di un amore finito: Janet,
artista affermata ma pessima madre.
Lei se n’è andata. Lui cresce Maisie e si
ritira dalla vita. Si blocca, si costringe a una solitudine profonda. A Glen Avich “vive” ancora Elizabeth, o meglio
l'anima di Elizabeth, mamma di Jamie, deceduta tre anni prima. La figura eterea
di questa donna, tenerissima e così accorata per le sorti del figlio e
dell'amata nipotina, segue, alimenta, custodisce la storia di Elidih e Jamie e
della piccola Masie. Spirito incorporeo, impalpabile ma presente, Elizabeth si
fa portavoce di monologhi bellissimi e profondi sui misteri della vita e della
non vita. Meravigliose le sue riflessioni, spesso lunghe ma mai retoriche, e le
descrizioni accurate del proprio essere spirituale. Elizabeth risponde a quel bisogno
interiore e umano di sapere che sopra ogni cosa qualcuno ci ama, ci protegge,
ci sostiene. E' un sussurro di ultraterreno che non guasta e non rende meno
reale la storia narrata. Il suo ruolo nel romanzo è assolutamente centrale e
determinante per la relazione tra i due protagonisti, ma anche per le vicende
di altre figure secondarie, che impreziosiscono la trama del romanzo. Quando Elizabeth
entra in gioco, Elidih e Jamie sono ancora persi ciascuno nella propria
sofferenza. Il loro incontro è delicato e dolcissimo.
Si riconoscono e si
guardano. Ma non si toccano. La certezza della attrazione che provano fin dalla
tenera età non fa precipitare gli eventi. Tutto si svolge con estrema lentezza:
entrambi sono atterriti dai tormenti già vissuti. Prima è necessario affrontare
le proprie paure. Devono alzarsi,
abbattere le barriere e ricostruire nuove fondamenta sui propri vissuti. Su
strade parallele, sfiorandosi quando è possibile o quando è impossibile non
farlo, si incamminano l'uno verso l'altra. Passano i giorni e il racconto si
anima di eventi inaspettati e a volte drammatici. Fino all'epilogo: Elidih e
Jamie si amano, e scopriranno di riuscire a fidarsi ancora, a tal punto da
sussurrarsi “Ho bisogno di te”. Ho amato ogni capitolo di questo
romanzo. Ho ascoltato le parole e i sentimenti. Ho sorriso con Masie, ho pianto
con Elidih, ho meditato con Elizabeth e ho sbuffato con Jamie. Mi sono sentita
parte delle loro storie perché non avrei potuto fare altrimenti. Daniela
Sacerdoti ha tradotto in parole mille verità. Quelle in cui noi tutti sappiamo
di credere ma non sempre riusciamo a verbalizzare. Ha descritto personaggi e
paesaggi con una accuratezza e una delicatezza da lasciarmi in tanti casi senza
fiato. Ha trasformato le emozioni in parole e le ha racchiuse in una trama a
mio avviso incantevole. Ma soprattutto ha indagato il dolore, ne ha fatto
esperienza e ha lasciato amore e speranza. Questo vi resterà leggendo
“Ho bisogno di te”.
Affettuosamente Francesca
BELLISSIMO |
Trama | Mai innamorarsi del tuo migliore amico. Eilidh, trentacinque anni, ha il
cuore infranto: ha perso il bambino che aspettava e che aveva tanto desiderato,
e in più ha scoperto che suo marito ha una relazione con un’altra donna. Sconvolta,
decide di lasciare Southport e di trasferirsi per un po’ nella piccola
cittadina scozzese di Glen Avich, nelle Highlands, dove ha trascorso
l’infanzia. Nella gelida e magica Scozia Eilidh si sente finalmente a casa. Qui
ritrova i dolci ricordi del passato e l’affetto sincero della gente del posto.
E qui abita ancora il suo amico di un tempo, Jamie, che ha alle spalle una
storia altrettanto dolorosa. Eilidh e Jamie provano una forte attrazione
reciproca, ma hanno sofferto troppo per riuscire ad abbandonarsi alle emozioni.
Qualcuno però in segreto veglia sulla loro felicità. E il destino non tarderà
ad aiutarli… Proprio quando tutto sembra perduto, scoprirai che l'amore ti sta
ancora aspettando.
Qui trovate il romanzo!!
Ciao Francesca, bellissima recensione. Mi hai molto emozionato.
RispondiEliminaInoltre mi ero persa questo romanzo perciò lo aggiungo alla lista dei prossimi da leggere. Non vedo l'ora ^-*
Grazie, sei gentilissima. Senza dubbio è un romanzo che non si lascia dimenticare. Buona lettura. F.
Elimina