23 giugno 2015

Recensione - "Ovunque tu sarai" di Fioly Bocca.


Fino dalle prime righe di questo romanzo l’emozione mi ha travolta. Anita, la protagonista, è una giovane che si è trasferita a Torino dalle Dolomiti per poter trovare un lavoro, ed ora si occupa (da qualche tempo) di parole. Nello specifico, il suo impiego è quello del cesellatore di vocaboli. 

Il suo lavoro le appare ogni giorno di più monotono, ripetitivo e del tutto incolore. Il suo capo pare non accorgersi nemmeno della sua esistenza. “Ci sono giorni perfetti per essere felici. … Mi dicevi sempre, che è nel nome, che si cela il senso della storia. …Scegli bene le parole, Anita, le scarpe e gli amori, se vuoi camminare lontano.” Anita trova un significato per ogni parola, persino per i nomi di coloro che le stanno accanto. Oltre ad un lavoro che non la soddisfa (sperava di diventare autrice), anche il suo legame con il fidanzato storico (la sua bussola nella vita), Tancredi, pare non aver più aspetti positivi. “Io trattengo, lui interpreta. Io conservo, lui riscrive”Anita, suo malgrado, dovrà nel corso del romanzo affrontare anche la malattia della madre (e qui lasciatemi aprire una parentesi: il rapporto tra le due è straordinario). Le lettere/e –mail che si scambiano toccano le corde più delicate del cuore. Il dolore fisico della madre, la degenerazione del suo male, permetterà alla protagonista di rimettere in gioco tutti i pezzi salienti della sua esistenza, alla ricerca della vera felicità. Non ho potuto trattenere le lacrime quando Anita ha descritto il magico incontro tra i due genitori (figure a mio parere straordinarie, nella loro semplicità); oppure quando la ragazza una volta tornata a Torino troverà la lettera che la madre le scrisse il giorno stesso della sua nascita. 

Ogni capitolo termina con una personale riflessione di Anita, sul futuro (un poco stile Meredith Grey) davvero toccante e  fa riflettere. “Se potesse telefonarmi il Futuro, mi direbbe che quelle parole avrebbero scavato un solco così profondo dentro i miei pensieri durante le notti insonni, che niente avrebbe più riempito quei buchi”. In mezzo a tanto dolore, e a profondi episodi di crisi esistenziali, Anita incontrerà Arun Agostini (adorabile scrittore di fiabe per bambini). Uomo affascinante e quasi magico. L’incontro avverrà sulla tratta del treno Milano Torino, e diverrà il punto centrale di tutto il romanzo. Senza anticipare nulla, posso solo dire che il romanzo è davvero ben scritto, e ricco di spunti preziosi. Nella vita, tutto può cambiare in un attimo dopo un “magico incontro”, l’amore può spingerci a uscire da una vita monotona e da un legame ormai privo di passione per intraprendere una strada del tutto nuova, la cui tappa finale è la felicità assoluta. Mi sono emozionata nel leggere questo romanzo, e lo consiglio vivamente a coloro che credono nella forza del destino; in come a volte negli occhi profondi di uno sconosciuto si celi la chiave di lettura della nostra anima. Ringrazio vivamente la Giunti editore per questa speciale avventura. 

“ Finalmente respiro e sento che ti amo di un amore che non ha nome. Ti amo in una terra che non c’è, in un tempo che non trova confini – il tempo è solo un sacco con dentro i nostri corpi, aggrappati. Ti amo di un amore che è madre e matrice di tutte le cose”. “ La morale, se una morale esiste, è che la vita, come le fiabe, è un insieme di segni, di coincidenze. Che, se ci stai attento, ti portano là dove è il tuo posto.”

Alla prossima,
Simona Q.
BELLO



Sinossi:

Anita vive da tanti anni a Torino ma è cresciuta sulle Dolomiti, dove il vento soffia sempre e l'aria è fresca, dove l'aria trasparente profuma sempre di legno e di terra, e dove negli ultimi tempi è costretta a tornare a causa della terribile malattia di sua madre, che peggiora ogni giorno di più. È giusto mentire per proteggere chi ami? Anita decide di sì e ogni sera, quando si mette al computer per scrivere l'e-mail della buonanotte a sua mamma, racconta un sacco di bugie. Non le dice che il lavoro all'agenzia letteraria non le piace per niente, né che il suo fidanzato, Tancredi, è distratto, assente e certo non muore dalla voglia di fare piani concreti. Anzi, Anita descrive i preparativi per le nozze, immagina la chiesa del paese addobbata di fiori e i bambini che verranno. Finché un giorno, sul treno che la riporta a Torino, ogni finzione crolla di fronte agli occhi esotici di Arun, due occhi profondi che sanno guardare davvero, e a cui basta un istante per leggere tutta la tristezza di Anita. Ma chi è questo scrittore per bambini che ama il mare d'inverno? E perché, anche se vuole tenerlo lontano, qualcosa la riporta insistentemente a lui?



Qui potete trovare il romanzo!!




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