Fino dalle prime righe di questo romanzo l’emozione
mi ha travolta. Anita, la protagonista, è una giovane che si è trasferita a
Torino dalle Dolomiti per poter trovare un lavoro, ed ora si occupa (da qualche
tempo) di parole. Nello specifico, il suo impiego è quello del cesellatore di
vocaboli.
Il suo lavoro le appare ogni giorno di più monotono, ripetitivo e del
tutto incolore. Il suo capo pare non accorgersi nemmeno della sua esistenza. “Ci sono giorni
perfetti per essere felici. … Mi dicevi sempre, che è nel nome, che si cela il
senso della storia. …Scegli bene le parole, Anita, le scarpe e gli amori, se
vuoi camminare lontano.” Anita trova un significato per ogni parola,
persino per i nomi di coloro che le stanno accanto. Oltre ad un lavoro che non
la soddisfa (sperava di diventare autrice), anche il suo legame con il
fidanzato storico (la sua bussola nella vita), Tancredi, pare non aver più
aspetti positivi. “Io trattengo, lui interpreta. Io conservo, lui riscrive”Anita,
suo malgrado, dovrà nel corso del romanzo affrontare anche la malattia della
madre (e qui lasciatemi aprire una parentesi: il rapporto tra le due è
straordinario). Le lettere/e –mail che si scambiano toccano le corde più
delicate del cuore. Il dolore fisico della madre, la degenerazione del suo
male, permetterà alla protagonista di rimettere in gioco tutti i pezzi salienti
della sua esistenza, alla ricerca della vera felicità. Non ho potuto trattenere
le lacrime quando Anita ha descritto il magico incontro tra i due genitori (figure
a mio parere straordinarie, nella loro semplicità); oppure quando la ragazza
una volta tornata a Torino troverà la lettera che la madre le scrisse il giorno
stesso della sua nascita.
Ogni capitolo termina con una personale riflessione
di Anita, sul futuro (un poco stile Meredith Grey) davvero toccante e fa riflettere. “Se potesse telefonarmi il Futuro, mi direbbe
che quelle parole avrebbero scavato un solco così profondo dentro i miei
pensieri durante le notti insonni, che niente avrebbe più riempito quei buchi”.
In mezzo a tanto dolore, e a profondi episodi di crisi esistenziali,
Anita incontrerà Arun Agostini (adorabile scrittore di fiabe per bambini). Uomo
affascinante e quasi magico. L’incontro avverrà sulla tratta del treno Milano
Torino, e diverrà il punto centrale di tutto il romanzo. Senza anticipare
nulla, posso solo dire che il romanzo è davvero ben scritto, e ricco di spunti
preziosi. Nella vita, tutto può cambiare in un attimo dopo un “magico incontro”,
l’amore può spingerci a uscire da una vita monotona e da un legame ormai privo
di passione per intraprendere una strada del tutto nuova, la cui tappa finale è
la felicità assoluta. Mi sono emozionata nel leggere questo romanzo, e lo
consiglio vivamente a coloro che credono nella forza del destino; in come a
volte negli occhi profondi di uno sconosciuto si celi la chiave di lettura
della nostra anima. Ringrazio vivamente la Giunti editore per questa speciale
avventura.
“
Finalmente respiro e sento che ti amo di un amore che non ha nome. Ti amo in
una terra che non c’è, in un tempo che non trova confini – il tempo è solo un
sacco con dentro i nostri corpi, aggrappati. Ti amo di un amore che è madre e
matrice di tutte le cose”. “ La morale, se una morale esiste, è che la vita,
come le fiabe, è un insieme di segni, di coincidenze. Che, se ci stai attento,
ti portano là dove è il tuo posto.”
Alla prossima,
Simona Q.
BELLO |
Sinossi:
Anita vive da tanti anni a Torino ma è cresciuta
sulle Dolomiti, dove il vento soffia sempre e l'aria è fresca, dove l'aria
trasparente profuma sempre di legno e di terra, e dove negli ultimi tempi è
costretta a tornare a causa della terribile malattia di sua madre, che peggiora
ogni giorno di più. È giusto mentire per proteggere chi ami? Anita decide
di sì e ogni sera, quando si mette al computer per scrivere l'e-mail della
buonanotte a sua mamma, racconta un sacco di bugie. Non le dice che il lavoro
all'agenzia letteraria non le piace per niente, né che il suo fidanzato, Tancredi,
è distratto, assente e certo non muore dalla voglia di fare piani concreti.
Anzi, Anita descrive i preparativi per le nozze, immagina la chiesa del paese
addobbata di fiori e i bambini che verranno. Finché un giorno, sul treno che la
riporta a Torino, ogni finzione crolla di fronte agli occhi esotici di Arun,
due occhi profondi che sanno guardare davvero, e a cui basta un istante per
leggere tutta la tristezza di Anita. Ma chi è questo scrittore per bambini che
ama il mare d'inverno? E perché, anche se vuole tenerlo lontano, qualcosa la
riporta insistentemente a lui?
Qui potete trovare il romanzo!!
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