10 aprile 2015

Recensione – “Ricordi rubati” di Lexi Ryan.


Ciao ragazze,
oggi vi parlo di “Ricordi rubati”, il 1° romanzo della serie ‘Un cuore non basta’ di Lexi Ryan, anche se ho già finito il secondo libro, “Verità scambiate”, e sono in attesa che esca il capitolo conclusivo. Dopo la sorpresa nel finale del secondo volume, non vedo l’ora di scoprire cosa si celi dietro a questa storia tanto ingarbugliata e piena di mistero.

Se il primo romanzo si è concluso con un cliffhanger, il finale del secondo mi ha lasciato letteralmente sotto shock e con più dubbi di prima. Il terzo volume dovrebbe uscire a fine mese, non riuscirei ad attendere oltre!! Tempo fa vi dissi che questa trilogia è uno spin-off della serie New Hope e, quando vi diedi la notizia che era stata acquistata dalla De Agostini, pensai di essermi sbagliata. Trovavo strana la scelta della CE di non seguire l’ordine di pubblicazione originale. Mi spiego meglio: la prima storia narrata sarebbe dovuta essere cronologicamente quella di Maggie e Asher, seguita da quella di William e Cally. Subito dopo si colloca questa trilogia con protagonisti  Hanna, Max e Nate, in uno dei triangoli  amorosi più contorti che abbia mai letto!! In tutto il libro, parallelamente alla storia principale, si snodano le vicende dei personaggi secondari, che hanno un ruolo importante e non meno decisivo nel quadro complessivo. Questi personaggi sono le coppie di cui vi ho accennato prima,  i cui rapporti sono ormai consolidati perché le loro vicende amorose sono già state trattate in precedenza, ma ce le siamo perse. Questa mancanza all’interno del romanzo l’ho percepita e, mentre leggevo, avevo la sensazione di essermi persa diversi momenti cruciali, ma non sapevo come colmare quelle lacune. Spesso, infatti, si fa riferimento a situazioni che hanno avuto luogo molto prima, nella serie New Hope, ma non abbiamo vissuto, pertanto non ho potuto far a meno di chiedermi come sarebbe stato leggere la storia partendo dall’inizio. 


Se devo essere sincera, però, ciò che mi è mancato di più è vedere Hanna e Max  agli inizi, quando lui non sapeva neppure che lei esistesse. Inoltre, sono dell’idea che, se si fosse seguito l’ordine prestabilito, avremmo avuto le idee molto più chiare su tanti punti che adesso ci appaiono un po’ nebulosi. Voglio solo sperare che la Casa Editrice, in futuro, colmi questo gap. Ma torniamo a “Ricordi rubati”. Il romanzo inizia con Hanna ricoverata all’ospedale e in stato confusionale. E’ piena di lividi e ferite ovunque; tutti dicono che sia caduta dalle scale. Lei non ricorda nulla di ciò che è successo, dell’incidente. AMNESIA, i medici le hanno diagnosticato una grave perdita di memoria che ha cancellato dalla sua mente gli eventi dell’ultimo anno. Un anno prima Hanna era ancora la ragazza grassottella, piena di complessi e insicurezze. A quei tempi aveva una cotta per  l’affascinante Maximilian, il ragazzo più bello del campus. Lui era il suo sogno impossibile, irrealizzabile, proibito. Non era il tipo di ragazzo che perdeva il suo tempo dietro alle tipe insignificanti come lei, ma ora tutto è cambiato.  Immaginate di svegliarvi e di non riconoscere più il vostro aspetto quando vi guardate allo specchio: siete dimagrite più di 20 chili e non ricordate come sia successo. Adesso tutto ciò che vi circonda non è più lo stesso. Come reagireste? Io penserei di stare sognando ad occhi aperti o di aver perso completamente il senno. 

Ma se fosse tutto vero? Hanna è confusa, ci sono tante domande che le assillano la mente, domande a cui non sa proprio dare una risposta. Come ha fatto a perdere così tanto peso? E dove ha trovato i soldi per aprire l’attività che ha sempre sognato? Ma, soprattutto, com’è possibile che ora sia fidanzata con Max, l’uomo con cui ha sempre fantasticato di uscire? Sembra proprio che come d’incanto tutti i suoi sogni si siano avverati  e la sua vita non potrebbe essere migliore. Ma cosa è successo in quei mesi in cui non ricorda nulla e in cui la sua vita è stata completamente stravolta? E’ un mistero, un mistero che s’infittisce pagina dopo pagina. Come se non bastasse, una notte Hanna si sveglia con un uomo misterioso nel suo letto, un uomo bellissimo con un tatuaggio di Hulk sul braccio. Strano, no? Un uomo che dice di conoscerla, e anche molto intimamente; solo che lei non se lo ricorda. Ma dico, come si fa a dimenticare uno come Nate Craine? Dev’essere terribile!! Lui è una stra-famosa rockstar, dice che lei gli appartiene…ma non vi dico altro. Mentre leggevo non sapevo da che parte stare, in quale team schierarmi. Nate o Max? Di solito ho sempre chiara la mia preferenza, ma questa volta non sono proprio riuscita a fare la mia scelta. Quando pensavo di essere totalmente conquistata da Nate, dal suo dirty talking, riappariva Max, con quell’atteggiamento da cucciolo ferito, e subito il mio tifo si spostava su di lui. Ma anche Nate, sebbene apparentemente abbia tutto dalla vita, e  mi riferisco ad un fascino non comune, i soldi e la fama, mi è sembrato sempre così solo e triste che avrei voluto confortarlo e stargli vicino. 


Quindi non saprei dire chi vorrei che Hanna scegliesse alla fine della storia. Nel primo romanzo, purtroppo, leggiamo solo il punto di vista di lei. Avrei preferito fin dall’inizio sapere cosa pensassero anche Max e Nate. Forse la scrittrice temeva di rivelare troppo inserendo i loro punti di vista in quel momento della storia. Per fortuna nel secondo libro la Ryan apporta un radicale cambiamento e opta per triplo  POV . In tutta la storia ci sono frequenti salti temporali, che ti portano indietro ai mesi  che precedono l’incidente, sempre che sia stato un incidente (ho i miei dubbi). Poco alla volta Hanna inizia a ricordare e diventa sempre più chiaro che nulla è come sembra. E’ evidente che qualcuno le abbia mentito, ma chi e perché? Sono diventata matta ad arrovellarmi cercando qualche ulteriore indizio. Più la storia prosegue più si aggiungono tasselli che ti aiutano a decifrare gli enigmi all’apparenza irrisolvibili.  All’inizio i ricordi di Hanna sono molto confusi, ed ogni scena sembra non avere un senso.  Mentre leggevo riuscivo a percepire quale fosse lo stato d’animo di Hanna, la sua sofferenza, mentre si sforza di ricomporre i pezzi del puzzle mancanti. Mi sentivo in ansia per lei, ma allo stesso tempo avevo la sensazione che se in qualche modo fossi riuscita a interpretare quei frammenti e a mettere insieme i pezzi il mio contributo avrebbe potuto esserle d’aiuto. Questo è sicuramente l’aspetto che mi è piaciuto di più del romanzo. Quello che invece non ho apprezzato è qualche pasticcio qua e là. C’è una frase nel secondo libro che non sono riuscita a spiegarmi. Se la trascrivessi incomberei in uno spoiler di proporzioni epiche e mi sono ripromessa di spoilerare. L’affermazione a cui mi riferisco non ha proprio senso, è assurda!!!!! Mi sono chiesta se fosse colpa di una svista dell’autrice o di un errore di traduzione. Mi limiterò a dire che si tratta della frase in cui lei afferma che non ha mai fatto sesso senza il preservativo! LEI? Ma come? Un abbraccio, greta

BELLO



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