25 gennaio 2017

Althea di Stefania Mortini. Recensione


Buongiorno amiche lettrici,
durante le festività natalizie mi ha tenuto una  piacevole compagnia Althea di Stefania Mortini, autrice che, sino ad oggi, non conoscevo. Althea è un romanzo estremamente intimista, scritto in prima persona dal punto di vista della protagonista femminile e, per questo ultimo aspetto, è pertanto molto immediato, facendoci entrare totalmente e profondamente nella vita e nell’anima della bella Irene. Un aspetto che, senza dubbio, mi ha colpito è lo stile utilizzato dall’autrice, molto elevato e ricercato. Chi è un amante della parola scritta avrà certamente modo di apprezzare. Althea ci racconta la storia di Alberto ed Irene. 


Alberto, alias l’uomo del lampadario, è il proprietario dell’Althea, un ristorante\club di Milano, dall’atmosfera elegante e raffinata, ove si respira aria di lusso ed esclusività. Alberto è un uomo la cui caratteristica principale è l’estrema chiusura in se stesso, la pervicace volontà di tenere a distanza chiunque osi avvicinarsi, nonostante la bella presenza sia un richiamo costante per il gentil sesso. Conosceremo questo enigmatico uomo attraverso gli occhi di Irene. Quest’ultima è l’antitesi di Alberto. Schietta, aperta al mondo, solare e diretta, anche se, nel momento in cui la conosciamo, Irene sta vivendo il periodo più buio della sua vita a causa dalla morte dell’amato padre, avvenuta poco tempo prima. 

Irene scappa dal Rubino, l’agriturismo di famiglia, per fuggire da una quotidianità che, troppo spesso, le provoca un dolore straziante. Irene proviene da una famiglia unita dall’amore e dall’affetto, ma adesso ha bisogno di ritrovarsi e, soprattutto, di ricostruire per sé una normalità che è stata spezzata dal lutto. Irene scappa quindi dalla provincia di Piacenza per approdare nella grande città ed all’Althea come hostess, dove troverà affetto, amicizia e, forse, anche amore. 


La ragazza, che ci guida passo dopo passo nella narrazione attraverso i suoi occhi e le sue sensazioni, rimarrà subito affascinata da quest’uomo impenetrabile che passa buona parte delle sue giornate a pulire, goccia per goccia, l’imponete lampadario che troneggia maestoso all’Althea. Cosa nasconde Alberto? Quali sono i misteri che, evidentemente, la fanno da padrone nella sua vita e lo hanno reso algido verso tutto ciò che lo circonda? Cosa si nasconde dietro l’esigenza quasi mistica di trovare conforto, estraniandosi dal mondo, nella pulizia meticolosa del lampadario? Complice un evento spiacevole nella vita di Irene, l’uomo comincerà a mostrarsi diverso da quello che appare in superficie. Alberto farà trasparire tenerezza, un forte senso di protezione, umanità, un senso di possesso che vanno ben oltre le parole non dette e quelle dette per farsi scudo e difendersi da un qualcosa che sta cominciando, suo malgrado, a fare breccia e ad incrinare quelle barriere di difesa erette e ben fortificate. Ci sarà un altro importante elemento che avrà un ruolo fondamentale non solo per il progredire della storia ma anche, e forse soprattutto, per il percorso intrapreso da Irene di elaborazione  del lutto del padre. Un diario, del quale la ragazza entrerà in possesso casualmente ma che, già ad un primo sguardo, calamiterà inesorabilmente la sua attenzione. Questo diario, scritto da qualcuno la cui identità rimarrà taciuta per buona parte della lettura, ci racconta, in modo assolutamente vivido, i pensieri, le sensazioni, l’incredulità ed il dolore di una donna malata di cancro. 


Quello che trasparirà da questa pagine sarà tanta sofferenza, ma anche un’incredibile forza, voglia di restare attaccata alla vita ed un immenso amore. Irene, per come ho vissuto io la lettura di questa storia dentro la storia, grazie alle parole scritte da un’estranea, elaborerà il dolore per la perdita di un affetto caro e capirà che, pur in presenza di un’angoscia talvolta straziante, l’amore per la vita non deve mai abbandonarci. Questa parte, lo confesso, talvolta è stata dura da leggere tanta è stata la commozione che mi ha suscitato ma, al contempo, è senza ombra di dubbio portatrice di un messaggio di amore per la vita e per le persone che ci sono vicine nei momenti di gioia, come anche in quelli più bui. Qualche parola la meritano sicuramente i personaggi secondari, che hanno fornito un bello sfondo di rapporti personali. Le tre comari, ovvero la mamma, la nonna e la cognata di Irene, che hanno condito il romanzo di una nota di colore che, oltreché divertente, ci dona un bell’esempio di quello che è, e dovrebbe essere, il focolare domestico e l’affetto di una famiglia. Serena, sorella di Alberto e suo braccio destro nella gestione dell’Althea. Un’amica per Irene e sua grande sostenitrice. E su questo non dico altro. 

In conclusione, una lettura più che piacevole. Ma devo dare atto di quella che, almeno per me, è stata una nota un pò stonata. Io sono un’amante delle parole, ho apprezzato il raffinato stile linguistico di Stefania Mortini. Ho apprezzato un po’ meno la lunghezza del libro. Da amante delle parole, perdonate la ripetizione, devo dire che, quando un libro mi piace, vorrei davvero che non finisse mai. In questo caso, francamente, ho avvertito una certa pesantezza in alcune sue parti ed un’eccessiva ripetizione nelle scene in cui Irene si confronta con se stessa. Credo, ma questo è solo il mio pensiero, che questa lettura sarebbe stata ancor più bella se il libro fosse stato un filo più snello. Questo aspetto,  comunque,  non incrina il mio parere positivo.

Vi abbraccio, Lara
Bello

Sinossi: Irene, bellissima ma ignara di esserlo, è una ragazza di provincia desiderosa di dimenticare ardentemente il dolore per la perdita del padre. Il suo trasferimento a Milano muta in un intenso viaggio emozionale alla ricerca di se stessa perché la vita, così come la conosceva, le ha voltato le spalle per lasciar posto all’incertezza data da un vuoto incolmabile. La permanenza nella metropoli favorisce l’incontro con il conturbante Alberto e la sofferenza tramuta nel desiderio di comprendere il misterioso vissuto di quell’affascinante maschio alfa, diventando lentamente più forte del dolore che la incatena ancora alla morte. Con l'ausilio di un diario trovato per caso e degli episodi apparentemente fortuiti, da un lato si ritrova a curare il peso che attanaglia il suo cuore e dall’altro inizia a sperare in un sentimento in grado di eclissare il passato. Ma chi è veramente Alberto? Ci sarà mai un futuro per loro? Milano è la città della perdizione, dove tutto non è mai ciò che sembra e la notte trasforma apparentemente le persone, ammaliate dal gusto della trasgressione nascosta. Irene è alla ricerca di se stessa, ma rischia irrimediabilmente di spezzarsi per sempre.


Qui trovate il romanzo!




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