Care amiche lovers,
oggi vi parlo dell’ultimo romanzo di Kristin
Harmel, “Quando all’alba saremo vicini”, pubblicato l’8 Ottobre della casa
editrice Garzanti libri. Premetto che non è una recensione facile, perché le
emozioni che mi ha procurato sono state veramente forti, un libro che ha avuto
il potere di farmi piangere nel cuore della notte. Siamo a New York, città a me
molto cara, dove vive Kate, musicoterapeuta per bambini e ragazzi con problemi
comportamentali, vedova da dodici anni dell’amato Patrick.
Devo essere sincera,
dopo il primo capitolo ho avuto la forte tentazione di lasciare la lettura,
perché il dolore della perdita del marito descritta da Kate era talmente forte
e tangibile che toccava corde e sentimenti che sono, per la mia persona, troppo
delicate e non è quello che cerco mentre mi lascio trasportare da un libro. Poi,
però, mi sono imposta di vedere cosa mi riservava questa autrice e devo dire
che è stato un crescendo di emozioni. Kate è sopravvissuta alla perdita di
Patrick, (proprio prima che lui avesse il tempo di svelarle un importante
segreto), vivendo al minimo dei giri, e si è dedicata con tutta se stessa al
lavoro che ama ed è prossima alle nozze con Dan, uomo a detta di tutti, amiche
e parenti, perfetto per lei, ma forse non troppo per il suo cuore frammentato
in un milione di schegge. Perché diciamolo, Kate a malapena galleggia, e in certi
momenti si percepisce che sta trattenendo il fiato, finché il responso del suo ginecologo
è come se le desse uno scossone, se letteralmente la scuotesse da questa
opalescenza che è diventata la sua vita. “No,
perché prima di perderlo ero sicura che avremmo avuto una vita intera di
momenti del genere di fronte a noi. Lo amavo con tutto il cuore, ma non ho
capito davvero che ogni singolo istante trascorso con lui era un dono finché
lui non se n’è andato.”
Così inizia a vivere un’esperienza tanto potente
quanto irreale: si risveglia accanto a Patrick e insieme a lui vive
letteralmente e fisicamente i momenti di quella che sarebbe potuta essere la
loro vita, in un modo talmente reale che quasi sembra di essere presenti
all’interno del sogno, se di sogno si tratta. Kate vive questi momenti con
tante emozioni mescolate tra loro, prima di tutto quella di poter toccare
nuovamente Patrick, poi quella di essere mamma (peccato che lei abbia appena
scoperto che non può avere figli). Inoltre scopre di saper capire il linguaggio
dei segni perché Hanna è nata sorda, ma di non poter comunicare con lei perché in
realtà non lo conosce. Sa tutto di questa sua famiglia parallela, conosce
dinamiche, gusti, appuntamenti, luoghi e condizioni che la lasciano stordita,
in balia di stress e incredulità, ma è come se tutto si susseguisse, avesse uno
scopo, cioè quella di farla tornare a galla, di farle riprendere possesso della
sua vita. Cosa che lentamente fa. Inizia a mettere in discussione quello che la
circonda e si avvicina al mondo dei bimbi sordo muti mettendo a disposizione la
sua professionalità con questa sua innata capacità di entrare in sintonia con
le persone, delicatamente, con una dolcezza che le fa onore. Ed è approcciando
questo mondo che conosce Andrew, il professore del corso del linguaggio dei
segni, uomo che definirei assolutamente rasente la perfezione.
Al di là
dell’aspetto fisico descritto, che ognuno di noi ha la licenza di immaginare a
suo uso e consumo, Andrew è di una sensibilità di uno spessore morale che lo
fanno apprezzare fin dalle prime battute. Anche lui ha dedicato la sua vita all’aiuto
del prossimo, in particolare dei bambini e la sua passione per il suo lavoro
affascinano Kate, come se le perdite del loro passato fossero il filo
conduttore che ha fatto si che le loro strade fossero destinare ad incontrarsi.
Ma lasciatemi pur dire che i fili di questo destino sono totalmente gestiti da
Patrick: ognuno di noi ha il suo credo e la sua fede, in questo caso credo che
lui e il suo amore per Kate si siano fatti carico di restituire a lei e alle
persone a lui care la felicità privata dalla sua scomparsa. Ha guidato Kate nel
suo nuovo cammino, le ha fatto “sentire” l’amore potente di essere madre, le ha
fatto capire qual è il suo vero scopo nella vita e nelle parole di Patrick c’è
un amore talmente puro e travolgente che ogni volta era come se la sua mano
uscisse dalle pagine, afferrasse la sua Katielee e la portasse là dove era il
suo posto. “Ma per imparare bisogna prima
provare. La vita è fatta così. Forse i tuoi sogni servivano proprio a questo,
qualunque cosa fossero. Forse Patrick voleva ricordarti che devi continuare a
vivere. Adesso spetta a te fare il resto.” Perché il dono che le fa anche a
dodici anni di distanza, nel mondo reale non in quello onirico, è talmente grande
che anche ora che sto scrivendo a voi devo respingere una lacrima. E tutto
torna al proprio posto, tutto va come è giusto che sia. Questo è un libro dalle
intense emozioni, che a volte colpiscono come pugni allo stomaco, ma è anche un
libro sulle seconde opportunità e sull’amore in tutte le sue sfaccettature, ma
soprattutto quello più potente di tutti, quello verso il proprio figlio. Vi
lascio con le parole di Kate a conclusione del libro: “Piuttosto, vedo tutto quello che ho perso e tutto quello che ho
ritrovato. E’ questa la vita che dovevo avere sin dall’inizio. Ho solo
impiegato un po’ più del previsto a trovarla.”
A presto, Miky
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