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28 novembre 2015

Quando all’alba saremo vicini di Harmel Kristin. Recensione


Care amiche lovers,
oggi vi parlo dell’ultimo romanzo di Kristin Harmel, “Quando all’alba saremo vicini”, pubblicato l’8 Ottobre della casa editrice Garzanti libri. Premetto che non è una recensione facile, perché le emozioni che mi ha procurato sono state veramente forti, un libro che ha avuto il potere di farmi piangere nel cuore della notte. Siamo a New York, città a me molto cara, dove vive Kate, musicoterapeuta per bambini e ragazzi con problemi comportamentali, vedova da dodici anni dell’amato Patrick. 

Devo essere sincera, dopo il primo capitolo ho avuto la forte tentazione di lasciare la lettura, perché il dolore della perdita del marito descritta da Kate era talmente forte e tangibile che toccava corde e sentimenti che sono, per la mia persona, troppo delicate e non è quello che cerco mentre mi lascio trasportare da un libro. Poi, però, mi sono imposta di vedere cosa mi riservava questa autrice e devo dire che è stato un crescendo di emozioni. Kate è sopravvissuta alla perdita di Patrick, (proprio prima che lui avesse il tempo di svelarle un importante segreto), vivendo al minimo dei giri, e si è dedicata con tutta se stessa al lavoro che ama ed è prossima alle nozze con Dan, uomo a detta di tutti, amiche e parenti, perfetto per lei, ma forse non troppo per il suo cuore frammentato in un milione di schegge. Perché diciamolo, Kate a malapena galleggia, e in certi momenti si percepisce che sta trattenendo il fiato, finché il responso del suo ginecologo è come se le desse uno scossone, se letteralmente la scuotesse da questa opalescenza che è diventata la sua vita. “No, perché prima di perderlo ero sicura che avremmo avuto una vita intera di momenti del genere di fronte a noi. Lo amavo con tutto il cuore, ma non ho capito davvero che ogni singolo istante trascorso con lui era un dono finché lui non se n’è andato.” 


Così inizia a vivere un’esperienza tanto potente quanto irreale: si risveglia accanto a Patrick e insieme a lui vive letteralmente e fisicamente i momenti di quella che sarebbe potuta essere la loro vita, in un modo talmente reale che quasi sembra di essere presenti all’interno del sogno, se di sogno si tratta. Kate vive questi momenti con tante emozioni mescolate tra loro, prima di tutto quella di poter toccare nuovamente Patrick, poi quella di essere mamma (peccato che lei abbia appena scoperto che non può avere figli). Inoltre scopre di saper capire il linguaggio dei segni perché Hanna è nata sorda, ma di non poter comunicare con lei perché in realtà non lo conosce. Sa tutto di questa sua famiglia parallela, conosce dinamiche, gusti, appuntamenti, luoghi e condizioni che la lasciano stordita, in balia di stress e incredulità, ma è come se tutto si susseguisse, avesse uno scopo, cioè quella di farla tornare a galla, di farle riprendere possesso della sua vita. Cosa che lentamente fa. Inizia a mettere in discussione quello che la circonda e si avvicina al mondo dei bimbi sordo muti mettendo a disposizione la sua professionalità con questa sua innata capacità di entrare in sintonia con le persone, delicatamente, con una dolcezza che le fa onore. Ed è approcciando questo mondo che conosce Andrew, il professore del corso del linguaggio dei segni, uomo che definirei assolutamente rasente la perfezione.

Al di là dell’aspetto fisico descritto, che ognuno di noi ha la licenza di immaginare a suo uso e consumo, Andrew è di una sensibilità di uno spessore morale che lo fanno apprezzare fin dalle prime battute. Anche lui ha dedicato la sua vita all’aiuto del prossimo, in particolare dei bambini e la sua passione per il suo lavoro affascinano Kate, come se le perdite del loro passato fossero il filo conduttore che ha fatto si che le loro strade fossero destinare ad incontrarsi. Ma lasciatemi pur dire che i fili di questo destino sono totalmente gestiti da Patrick: ognuno di noi ha il suo credo e la sua fede, in questo caso credo che lui e il suo amore per Kate si siano fatti carico di restituire a lei e alle persone a lui care la felicità privata dalla sua scomparsa. Ha guidato Kate nel suo nuovo cammino, le ha fatto “sentire” l’amore potente di essere madre, le ha fatto capire qual è il suo vero scopo nella vita e nelle parole di Patrick c’è un amore talmente puro e travolgente che ogni volta era come se la sua mano uscisse dalle pagine, afferrasse la sua Katielee e la portasse là dove era il suo posto. “Ma per imparare bisogna prima provare. La vita è fatta così. Forse i tuoi sogni servivano proprio a questo, qualunque cosa fossero. Forse Patrick voleva ricordarti che devi continuare a vivere. Adesso spetta a te fare il resto.” Perché il dono che le fa anche a dodici anni di distanza, nel mondo reale non in quello onirico, è talmente grande che anche ora che sto scrivendo a voi devo respingere una lacrima. E tutto torna al proprio posto, tutto va come è giusto che sia. Questo è un libro dalle intense emozioni, che a volte colpiscono come pugni allo stomaco, ma è anche un libro sulle seconde opportunità e sull’amore in tutte le sue sfaccettature, ma soprattutto quello più potente di tutti, quello verso il proprio figlio. Vi lascio con le parole di Kate a conclusione del libro: “Piuttosto, vedo tutto quello che ho perso e tutto quello che ho ritrovato. E’ questa la vita che dovevo avere sin dall’inizio. Ho solo impiegato un po’ più del previsto a trovarla.” 

A presto, Miky
BELLO


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