Ciao ragazze,
oggi vi parlo di “Ricordi rubati”, il 1° romanzo della serie ‘Un cuore
non basta’ di Lexi Ryan, anche se ho già finito il secondo libro, “Verità
scambiate”, e sono in attesa che esca il capitolo conclusivo. Dopo la sorpresa nel finale del secondo volume, non vedo l’ora di scoprire cosa si celi dietro a questa storia tanto ingarbugliata e piena di mistero.
Se devo essere sincera, però, ciò che mi è mancato di più è vedere
Hanna e Max agli inizi, quando lui non
sapeva neppure che lei esistesse. Inoltre, sono dell’idea che, se si fosse
seguito l’ordine prestabilito, avremmo avuto le idee molto più chiare su tanti punti
che adesso ci appaiono un po’ nebulosi. Voglio solo sperare che la Casa
Editrice, in futuro, colmi questo gap. Ma torniamo a “Ricordi rubati”. Il
romanzo inizia con Hanna ricoverata all’ospedale e in stato confusionale. E’ piena
di lividi e ferite ovunque; tutti dicono che sia caduta dalle scale. Lei non
ricorda nulla di ciò che è successo, dell’incidente. AMNESIA, i medici le hanno
diagnosticato una grave perdita di memoria che ha cancellato dalla sua mente gli
eventi dell’ultimo anno. Un anno prima Hanna era ancora la ragazza grassottella,
piena di complessi e insicurezze. A quei tempi aveva una cotta per l’affascinante Maximilian, il ragazzo più
bello del campus. Lui era il suo sogno impossibile, irrealizzabile, proibito. Non
era il tipo di ragazzo che perdeva il suo tempo dietro alle tipe insignificanti
come lei, ma ora tutto è cambiato. Immaginate
di svegliarvi e di non riconoscere più il vostro aspetto quando vi guardate
allo specchio: siete dimagrite più di 20 chili e non ricordate come sia
successo. Adesso tutto ciò che vi circonda non è più lo stesso. Come
reagireste? Io penserei di stare sognando ad occhi aperti o di aver perso completamente
il senno.
Ma se fosse tutto vero? Hanna è confusa, ci sono tante domande che le
assillano la mente, domande a cui non sa proprio dare una risposta. Come ha
fatto a perdere così tanto peso? E dove ha trovato i soldi per aprire
l’attività che ha sempre sognato? Ma, soprattutto, com’è possibile che ora sia fidanzata
con Max, l’uomo con cui ha sempre fantasticato di uscire? Sembra proprio che
come d’incanto tutti i suoi sogni si siano avverati e la sua vita non potrebbe essere migliore. Ma
cosa è successo in quei mesi in cui non ricorda nulla e in cui la sua vita è
stata completamente stravolta? E’ un mistero, un mistero che s’infittisce
pagina dopo pagina. Come se non bastasse, una notte Hanna si sveglia con un
uomo misterioso nel suo letto, un uomo bellissimo con un tatuaggio di Hulk sul
braccio. Strano, no? Un uomo che dice di conoscerla, e anche molto intimamente;
solo che lei non se lo ricorda. Ma dico, come si fa a dimenticare uno come Nate
Craine? Dev’essere terribile!! Lui è una stra-famosa rockstar, dice che
lei gli appartiene…ma non vi dico altro. Mentre leggevo non sapevo da che parte
stare, in quale team schierarmi. Nate o Max? Di solito ho sempre chiara la mia
preferenza, ma questa volta non sono proprio riuscita a fare la mia scelta.
Quando pensavo di essere totalmente conquistata da Nate, dal suo dirty talking,
riappariva Max, con quell’atteggiamento da cucciolo ferito, e subito il mio
tifo si spostava su di lui. Ma anche Nate, sebbene apparentemente abbia tutto
dalla vita, e mi riferisco ad un fascino
non comune, i soldi e la fama, mi è sembrato sempre così solo e triste che
avrei voluto confortarlo e stargli vicino.
Quindi non saprei dire chi vorrei
che Hanna scegliesse alla fine della storia. Nel primo romanzo, purtroppo, leggiamo
solo il punto di vista di lei. Avrei preferito fin dall’inizio sapere cosa
pensassero anche Max e Nate. Forse la scrittrice temeva di rivelare troppo inserendo
i loro punti di vista in quel momento della storia. Per fortuna nel secondo
libro la Ryan apporta un radicale cambiamento e opta per triplo POV . In tutta la storia ci sono frequenti salti
temporali, che ti portano indietro ai mesi che precedono l’incidente, sempre che sia
stato un incidente (ho i miei dubbi). Poco alla volta Hanna inizia a ricordare e
diventa sempre più chiaro che nulla è come sembra. E’ evidente che qualcuno le abbia
mentito, ma chi e perché? Sono diventata matta ad arrovellarmi cercando qualche
ulteriore indizio. Più la storia prosegue più si aggiungono tasselli che ti
aiutano a decifrare gli enigmi all’apparenza irrisolvibili. All’inizio i ricordi di Hanna sono molto
confusi, ed ogni scena sembra non avere un senso. Mentre leggevo riuscivo a percepire quale fosse
lo stato d’animo di Hanna, la sua sofferenza, mentre si sforza di ricomporre i
pezzi del puzzle mancanti. Mi sentivo in ansia per lei, ma allo stesso tempo avevo
la sensazione che se in qualche modo fossi riuscita a interpretare quei
frammenti e a mettere insieme i pezzi il mio contributo avrebbe potuto esserle
d’aiuto. Questo è sicuramente l’aspetto che mi è piaciuto di più del romanzo.
Quello che invece non ho apprezzato è qualche pasticcio qua e là. C’è una frase
nel secondo libro che non sono riuscita a spiegarmi. Se la trascrivessi
incomberei in uno spoiler di proporzioni epiche e mi sono ripromessa di
spoilerare. L’affermazione a cui mi riferisco non ha proprio senso, è
assurda!!!!! Mi sono chiesta se fosse colpa di una svista dell’autrice o di un
errore di traduzione. Mi limiterò a dire che si tratta della frase in cui lei
afferma che non ha mai fatto sesso senza il preservativo! LEI? Ma come? Un
abbraccio, greta
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