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13 febbraio 2016

Hearts in Darkness di Laura Kaye. Recensione inedito


Buon sabato, care amiche!
Nell’attesa che mi spedissero l’ARC dell’ultimo romanzo di Tabatha Vargo (che poi non è arrivato perché ho confuso le date!!!) ho deciso di dedicare qualche giorno a questa veloce lettura…“Hearts in Darkness” di Laura Kaye. Si tratta di un romanzo breve, di poco più di 140 pagine, un successo del 2013. Se siete curiose e cercate su Goodreads troverete più di 2000 lettrici che ne parlano. Da poco è uscito il seguito, “Love in the Light”, di cui ho letto ottimi commenti. 

Ciò che mi ha colpito di questo romanzo è l’ambientazione, insolita, claustrofobica, perché più del 60% della storia si svolge nello spazio angusto di un ascensore. Al buio. Di notte. Dentro quell’ascensore ci sono un uomo ed una donna, due perfetti sconosciuti, rimasti intrappolati in seguito ad un black out. Dopo l’ora di chiusura degli uffici il palazzo è rimasto deserto, e  i due malcapitati saranno costretti a rimanere rinchiusi in quella trappola infernale in attesa dei soccorsi fino al giorno successivo. Il romanzo inizia proprio così, con la scena in cui la protagonista, Makenna James, sale sull’ascensore, ma è talmente indaffarata e distratta che quasi non si accorge dell’uomo che è già dentro e che le tiene gentilmente aperta la porta. 


Nota di sfuggita il tatuaggio di un drago che fuoriesce dal  suo avambraccio, poi tutto piomba nel buio più nero. Quasi tutte le azioni che noi compiamo si basano sul senso della vista, ma cosa accadrebbe se non potessimo utilizzarla? Cosa accadrebbe se il buio inghiottisse tutto ciò che ci circonda? Il romanzo ci spinge a riflettere su quanto nella vita abbia un peso preponderante l’immagine, ciò che gli altri vedono di noi e ciò che noi decidiamo di mostrare agli altri. Quanto prevalente sia la visione rispetto a tutti gli altri sensi, nel rapporto con i nostri simili e con l’ambiente che ci circonda. Nel momento in cui ne siamo privati ci assale un forte senso di disorientamento, ci sentiamo smarriti. Il buio ci spaventa. Il buio rappresenta l’ignoto. Una voce può diventare un punto di riferimento, come il semplice contatto fisico con un'altra persona. Basta quello per provare un senso di sollievo e sentirci subito rassicurati. Nell’oscurità cambia il nostro modo di percepire le cose, e improvvisamente si risvegliano gli altri sensi, il tatto, l’udito. Quando le immagini non contano diventa importante l’immaginazione. Nel buio cadono le barriere e i freni inibitori ed è così che può succedere che due persone agli antipodi come i protagonisti di questa storia trovino un punto di contatto, che va oltre il pregiudizio. 

E’ una connessione molto più profonda. ‘L’oscurità combinata con l’intensità della loro connessione la fece sentire come se non esistesse più nulla al mondo oltre a loro. Lei non aveva mai sperimentato prima questo tipo di passione,  almeno non solo con un bacio.’ Quello descritto sembra il perfetto set per un film dark, carico di momenti di tensione. La storia è incalzante, soprattutto nella prima parte. Vieni risucchiato nell’oscurità e rimani incollato alle pagine come sotto l’effetto di un’attrazione magnetica e, dal momento in cui è andata via la luce, dovevo scoprire l’identità dei due personaggi misteriosi. Lei è Mackenna, detta MJ, lavora come contabile in un ufficio del palazzo. Quando è successo il guasto si stava preparando per tornare a casa alla sua vita monotona. Caden invece sembra un personaggio uscito da un romanzo della Ward, uno dei minacciosi combattenti della confraternita. Nei pochi attimi in cui ritorna la luce ci sono flash sui suoi  tatuaggi, piercing e la spessa cicatrice che gli attraversa il cranio.  Caden è un tipo schivo, taciturno, e ha il terrore per gli spazi angusti, rimanere bloccato al buio in uno spazio chiuso è il suo incubo peggiore. Il romanzo è incentrato sui dialoghi, sussurrati, e le descrizioni sono talmente vivide che ti sembra di sentire realmente le voci dei protagonisti. La scrittura è divina, scorrevole, priva di intoppi, ma ci sono alcuni aspetti che mi hanno lasciata perplessa.


L’autrice commette a mio avviso un errore, spesso ricorrente nei romanzi brevi, di accelerare le fasi che portano all’innamoramento. Trovo poco credibile che due persone, che si conoscono da così poco tempo, possano arrivare a dichiararsi il loro amore. Molti argomenti avrebbero dovuto essere approfonditi e sviluppati meglio, forse è proprio questo il motivo per cui l’autrice ha deciso di scrivere il seguito. Il finale, inoltre, mi è parso frettoloso e con troppi punti poco chiari. Spero dunque che ne prossimo libro vengano chiariti le parti ancora nebulose. 

Baci, Greta
PIU' CHE BELLINO


Qui trovate il 1°ed il 2° romanzo in inglese!!




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