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4 aprile 2015

Recensione - “Stepbrother Billionaire” e “Stepbrother Untouchable" di Colleen Masters.


Ben trovati,
oggi sono qui per presentarvi non uno, ma ben due libri! Sto parlando di “Stepbrother Billionaire” e “Stepbrother Untouchable”. Prima che cadiate nella stessa trappola che è stata tesa a me, vi metto al corrente di un piccolo particolare: l’autrice è Colleen Masters, e non Penelope Ward che abbiamo conosciuto grazie a ‘Stepbrother dearest’. 

Data la somiglianza dei titoli e delle storie, pensavo fossero la stessa persona, solo con due nomi differenti, come spesso accade. Basti pensare a Jennifer L. Armentrout e J. Lynn. E invece no! Sinceramente non so come iniziare, se con una lavata di capo all’autrice o con dei complimenti. Dopo averci riflettuto un po’, ho deciso di partire con la “buona novella”, così da non spaventare voi, potenziali lettrici, con la mia invettiva contro la Masters! 


L’autrice sviluppa due racconti dove, seppur con una trama di fondo simile, le protagoniste s’innamorano dei loro fratellastri… chi l’avrebbe mai detto! Le storie si differenziano sia per le fasi della vita in cui hanno luogo gli avvenimenti sia per le tempistiche: in “Stepbrother billionaire”, la coppia protagonista vive dapprima gli anni del liceo e poi quelli della vita adulta, mentre in “Stepbrother untouchable”, frequentano il college. I libri sono entrambi ben scritti e scorrevoli, non particolarmente impegnativi… ma, quando cercano di esserlo, cadono quasi nell’assurdo! La storia è semplice, parla di un ragazzo e una ragazza che vivono con un solo genitore single: accade che i loro genitori s’innamorano, si sposano e i due malcapitati ragazzi si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto. Le cose non sono semplici per nessuno ma, pian piano, i due ragazzi si avvicinano e scatta la scintilla, finché qualcosa non rompe l’equilibrio faticosamente trovato. Il lieto fine è d’obbligo, ma lascio a voi lettrici/lettori (siamo per le pari opportunità) il piacere di scoprire come. 


Purtroppo, non è che ci sia molto da dire sulla storia in sé. Una cosa che ho molto apprezzato è stato il modo in cui l’autrice ci propone i protagonisti che, fin dal loro primo incontro, risultano essere molto interessanti. Sono a tutto tondo e ben delineati, cosa che non si può dire per le figure genitoriali che risultano piatte, stereotipate e prevedibili… è sempre loro la colpa per cui tutto va a rotoli! Ma è concepibile che non solo la storia, ma anche i titoli ti sviino verso Penelope Ward? Insomma, anche se mi suona strano, è possibile che due persone diverse abbiano immaginato di scrivere situazioni tanto simili in cui, più o meno, le trame si ricalchino e si risolvano in modi simili. Per di più, il titolo mi sta proprio sullo stomaco. Io, come altri, ho letto questi libri spinta dall’idea che fossero parenti di “Stepbrother dearest” e che fossero dunque dello stesso livello. Invece, sono rimasta fregata, soprattutto da Stepbrother Billionaire! Queste cose mi fanno particolarmente arrabbiare. Se almeno il titolo fosse stato diverso, e bastava che la prima parola non fosse “Stepbrother”, magari, alla fine, li avrei apprezzati entrambi. Non metto in discussione le doti narrative dell’autrice, ma la sua capacità di giudizio. 


Se hai scritto anche solo un libro, vuol dire che un minimo, e dico minimo, di talento ce l’hai. Quindi perché oscurare quel briciolo di talento con l’ombra della Ward? Voglio concludere dicendo che, ciò che penso, non è un’invettiva contro l’autrice… ma, d’altro canto, non ho neanche molto di positivo da dire a riguardo sui suoi libri. Non voglio dire che siano malaccio, ma forse, in questo periodo, ho bisogno di leggere qualcosa di diverso visto che questi racconti leggeri non mi soddisfano abbastanza. Ah, dimenticavo e mi rivolgo a tutti coloro che scrivono, famosi e non: siate unici nel vostro modo di narrare i fatti! Non copiate, semmai prendete spunto, ma fate in modo che il lettore non colleghi subito il vostro libro a quello di qualcun altro.

Un bacio, Geliel
COSI' COSI' +++



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