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22 ottobre 2013

Anteprima: “Il Club delle cattive ragazze” di Sophie Hart … dal 23 ottobre in libreria

Oggi vi vorrei anticipare l’uscita di un romanzo che ha suscitato, inaspettatamente, il mio interesse: “Il Club delle cattive ragazze” (The Naughty Girls Book Club) edito da Feltrinelli Editore. Si tratta del primo libro della scrittrice inglese Sophie Hart, che esordisce affrontando un tema molto attuale e di grande successo: la passione per gli erotic romance.
Come probabilmente avrete intuito, il libro è incentrato su un book club all’apparenza molto tranquillo. Ma è solo l’apparenza, non lasciatevi ingannare. In realtà, le persone che ne fanno parte, tutti accomunati dalla grande passione per la lettura e dei fervidi lettori, hanno dei gusti decisamente particolari.  Prediligono le letture molto piccanti.  
 
"Il Club delle cattive ragazze" è un libro che vi farà divertire, un po’ sfrontato in alcuni punti e, soprattutto, deliziosamente peccaminoso … Ma è anche un romanzo che vi spingerà a riflettere sul motivo che induce milioni di lettrici a scegliere questo genere di letture. All’interno troverete i consigli di letteratura erotica del Book club del Café Crumb  che, non si sa mai, potrebbero rivelarsi utili … Il romanzo uscirà nelle librerie fra pochi giorni, il 23 ottobre. Nel frattempo, vi lascio con la trama e un piccolo estratto. Fra pochissimo vi presenterò la mia recensione.  
 

Torte di mele, brownies al cioccolato, muffin e tisane profumate... È questo il regno di Estelle, l’intraprendente proprietaria del Café Crumb. Ma gestire una piccola pasticceria non è facile: come allargare il giro di affari, spingendo nuovi clienti a varcare la soglia del delizioso caffè dalle tovaglie bianche e rosse? Rattristata dalla chiusura della libreria accanto al suo locale, Estelle, fervida lettrice, ha un’idea: perché non provare a risollevare le sorti del Café con un book club, affiancando ai dolci qualche buona lettura? La partenza non è delle migliori. Gli iscritti al club, oltre a Estelle, sono solo quattro: Gracie, giovane bibliotecaria femminista e fissata con la moda vintage; Rebecca, un’insegnante trentenne sposata da poco più di un anno; la neopensionata Sue, ansiosa di fuggire da casa e da un marito in pantofole, e il timidissimo Reggie, presente solo per fare ricerche per la propria tesi. Un piccolo gruppo fin troppo eterogeneo, con gusti che non potrebbero essere più diversi tra loro. Il primo libro preso in esame non scatena alcun dibattito. Estelle decide allora di giocare il tutto per tutto aggiungendo un pizzico di pepe agli incontri. La lettura successiva verterà sul bestseller del momento: una piccante storia d’amore e sesso, condita da sculacciate e frustini. Il successo è sfrenato, tanto che il book club decide di focalizzarsi solo sulla letteratura erotica. Libro dopo libro, spaziando dai classici ai casi editoriali più recenti e peccaminosi, Gracie, Rebecca, Sue, Reggie ed Estelle lasceranno da parte inibizioni e paure, dando un salutare scossone alle loro vite. Perché, come direbbe Mae West, che senso ha resistere a una tentazione, se tanto poi ce n’è subito un’altra?



Ecco un piccolo estratto dal romanzo:
 

  “Sei stata cattiva, Christina... Sei stata molto cattiva...”     
  Christina rivolse ad Alexander uno sguardo implorante, gli occhi un abisso di desiderio, il volto in fiamme. “Mi dispiace,” mormorò debolmente. “Non lo farò più.”
 
   “Non mi fido,” disse Alexander, attraversando la stanza deciso. Si era sfilato la camicia, mettendo in mostra il torace asciutto e muscoloso. “Ti meriti una bella lezione.”
  Il suo sguardo si posò sulla candela che ardeva sul comodino, la fiamma che danzava e guizzava nell’oscurità. 
        
  Christina fissò la sottile candela bianca. La cera colava sull’antico candeliere d’argento, e lei la guardò raffreddarsi e diventare solida.
 
  “Credo tu sappia cosa ho in mente,” sussurrò Alexander con voce bassa e roca.
   Christina si limitò ad annuire, sopraffatta dal desiderio.    
  “Ma prima... la ricompensa,” disse Alexander avvicinando-si e chinandosi a baciarle le labbra, il collo, la spalla.
       
  Christina gemette di piacere quando le labbra dell’uomo scivolarono più in basso... sull’ombelico... sulla rotondità bianca e morbida del ventre... e poi ancora più giù, finché finalmente, in un delirio estatico, le sentì, roventi, posarsi sulla carne tenera e rosea della sua...


  
  Estelle Humphreys alzò di scatto la testa, con il cuore che le martellava nel petto, chiuse bruscamente il libro e lo ficcò sotto una pila di carte. Nel panico, tese l’orecchio in ascolto.
  Di nuovo lo stesso rumore. Bum, bum, bum. Estelle si rese conto con sollievo che era solo il figlio quattordicenne, Joe, al piano sopra. Quel frastuono assordante significava che aveva finito di fare i compiti e si era messo ad ascoltare un po' di musica: i Kasabian, a quanto pareva. Estelle restò immobile per un attimo, accorgendosi che il battito cardiaco tornava alla normalità e il colorito sulle guance virava dal porpora al consueto pallore lunare.
   Avvertendo un leggero senso di colpa, sfilò la copia di  Ten Sweet Lessons da sotto la pila decisamente meno eccitante di moduli fiscali e la osservò. La copertina traeva in inganno con il suo aspetto innocente – un semplice sfondo grigio scuro attraversato da un nastro rosso –, in realtà Ten Sweet Lessons era un romanzo erotico che stava facendo scalpore in tutto il paese. Con le migliaia di copie vendute ogni giorno, era in vetta alle classifiche dei bestseller da settimane. Ed era quanto di più vicino a un uomo a torso nudo, dalle labbra roventi e dal desiderio selvaggio, le fosse capitato tra le mani da anni...
  Con un sospiro, nascose il libro nella borsa, si legò di   nuovo i capelli castani leggermente ingrigiti nella disordinata coda di cavallo da cui sfuggivano di continuo e si concentrò sulle scartoffie sparse sul bancone davanti a lei.
  “Torniamo alla realtà.”
   I conti del suo piccolo caffè erano uno spettacolo desolante, rifletté avvilita mentre controllava gli scontrini della giornata e inseriva i totali in un foglio contabile. Nelle ultime settimane gli incassi erano precipitati, e per quanto Estelle facesse del suo meglio, sembrava che niente potesse invertire la tendenza al ribasso. Sapeva che in quel periodo dell’anno era sempre dura: dopo la corsa ai regali di Natale, tutti ta-gliavano le spese superflue e nessuno aveva voglia di sfidare il gelo di febbraio. Ma se gli affari non si fossero risollevati in fretta... be’, non voleva nemmeno pensarci.
  Estelle, quarantadue anni, aveva aperto il Café Crumb cinque anni prima, subito dopo il divorzio. Il matrimonio le aveva lasciato l’impressione che la sua identità fosse stata progressivamente inghiottita dal ruolo di moglie e madre, così quando lei e Ted si erano separati (rendendosi conto che se la cavavano molto meglio come amici che come marito e  moglie), Estelle aveva deciso di fare qualcosa per sé.
  E l’aveva fatto, si disse piena di orgoglio, guardando il   caffè con le sue tovaglie a quadri bianchi e rossi, una gerbera rossa in un vaso bianco su ogni tavolo. Si stava avvicinando l’orario di chiusura e tutto era pulito e ordinato, la vetrina con l’invitante selezione di torte e pasticcini ormai vuota.
  Non sarà nulla di speciale, però è mio, pensò Estelle compiaciuta.
  Ma per quanto tempo ancora? si chiese con un brivido contemplando di nuovo le cifre deprimenti che sembravano oscillare davanti ai suoi occhi stanchi.
  Certo, aveva alcuni clienti fissi – gli uomini d’affari che si concedevano un latte macchiato e un croissant prima di affrontare la trasferta giornaliera al centro di Bristol; le mamme sprint, giovani, belle e impeccabili, che si fermavano a fare quattro chiacchiere, bere un tè verde e sbocconcellare un muffin ipocalorico dopo aver accompagnato i figli a scuola; l’orda in pausa pranzo che divorava montagne di sandwich; e i pensionati del pomeriggio, fedeli all’irrinunciabile rito del tè con i pasticcini, eppure a quanto pareva non bastavano più.
   Se fosse stata costretta a chiudere, concluse Estelle osando a malapena prendere in considerazione quell’eventualità, avrebbe perso anche la casa, l’appartamento sopra il locale dove viveva insieme a Joe. Povero Joe. Era un bravo ragazzo, ma stava attraversando quella fase in cui cresceva a vista  d’occhio e i vestiti non gli entravano per più di un mese.  
  Lui cercava di non chiedere troppo, però Estelle sapeva come funzionava a quell’età: per essere accettato dovevi avere le scarpe da ginnastica giuste, il modello di cellulare appena uscito, la console di ultima generazione. Tutte cose terribilmente costose.
   Con una certa ansia, Estelle prese una fetta di torta al limone, ne staccò un pezzetto e se lo mise in bocca. “Mmm,” mormorò soddisfatta. Era soffice, con un sapore deciso e delizioso, preparata a regola d’arte. Almeno le sue doti di pasticciera erano fuori discussione. Doveva soltanto trovare il modo di dimostrarlo, convincere la gente a varcare la soglia del caffè…



 


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